Ponte del Toro
Il manufatto è quindi un’opera idraulica di età romana da riconnettersi al sistema di drenaggio delle acque dal pianoro delle Marmore, ma realizzata successivamente alle opere di bonifica del III sec a.C. operate da M. C. Dentato, conquistatore della Sabina.
La denominazione del monumento deriva dal toponimo del luogo in cui si trova: “Toro” nella toponomastica significa sporgenza, rialzo o terrazzamento coltivato, dal latino torus=collina in riferimento alla geomorfologia del luogo.
Gli studi condotti durante i recenti lavori di restauro dalla Università Sapienza di Roma e dalla Soprintendenza Archeologica dell'Umbria hanno datato il ponte tra I secolo a.C. e I sec. d.C.
Sotto l'arcata passava un canale emissario del Velino proveniente dal Piano delle Marmore. Il ponte fu rinvenuto nel 1819 sotto le incrostazioni calcaree del Velino, dall’ing. Giuseppe Riccardi mentre cercava un nuovo incile sul fiume Nera per il canale Cervino.
Sotto il ponte del Toro ci sono resti della presa del Canale Cervino, oggi dismessa, realizzata dallo stesso Riccardi nel 1819, in sostituzione di quella precedente danneggiata da una frana.